L`ideologia che sottende le tesi favorevoli alla costruzione del ponte sullo Stretto si rivela essere l`accettazione di una sostanziale prostituzione del territorio. A fronte della evidente inutilità dell`opera, del devastante impatto ambientale, delle risibili ricadute occupazionali, della sua insostenibilità economica, delle incognite ingegneristiche l`unico vero argomento che viene agitato è l`afflusso di risorse economiche (per l`infrastruttura e per le opere cosiddette mitigatrici) verso il nostro territorio. Si tratta sostanzialmente della
proposta di uno scambio tra devastazione e denaro. Naturalmente i sostenitori di tale ideologia lasciano intendere, mentendo e sapendo di farlo, che nelle tasche di ogni abitante dell`area dello Stretto qualche briciola dovrà pure arrivare.
Si tratta, è chiaro, di un escamotage teso a frenare la crescita del movimento che si oppone alla costruzione del ponte e, in generale, il disincanto di un`opinione pubblica che ormai, in larga misura, non crede più alle proprietà salvifiche dell`operazione ponte. In sostanza, l`era del pensiero unico favorevole al ponte è finita da un pezzo, l`hanno capito anche loro e cercano di correre ai ripari per esorcizzare il darsi di un livello del conflitto imbarazzante al momento della posa della prima pietra e dell`avvio dei cantieri (cosa, peraltro, già “lanciata” dalle indagini geognostiche e la predisposizione del piano degli espropri).
Le manifestazioni che si vanno succedendo in questa estate, che si sta rivelando la più prolifica da questo punto di vista, dimostrano però chiaramente con quanta consapevolezza gli abitanti dello Stretto si stanno rapportando al rischio di distruzione che minaccia il proprio territorio.
Il 23 luglio circa un migliaio di persone hanno manifestato per le strade di Torre Faro sotto gli sguardi compiaciuti e partecipi degli abitanti di un luogo che verrebbe fortemente compromesso dalla costruzione della mega infrastruttura. In contemporanea si svolgeva la maratona oratoria contro il ponte, che ha visto decine di attivisti alternarsi al microfono fino a coprire le 24 ore consecutive previste. Appena una settimana prima alla barcata in difesa dello Stretto avevano partecipato più di cento imbarcazioni con almeno cinquecento persone a bordo.
Il 6 agosto si sarà nuovamente in piazza nel centro cittadino di Messina per il 4. corteo nazionale contro il ponte. In autunno, poi, corteo sullo sponda calabrese, preceduto da iniziative territoriali.
Qualcuno aveva criticato l`assenza, quest`anno, dei campeggi anti ponte, interpretandola come il sintomo di una frammentazione del fronte che si oppone al mostro sullo Stretto. I fatti stanno invece dimostrando che la scelta di interrompere la ritualità di una modalità già sperimentata ha dato vita ad una moltiplicazione di inziative e percorsi che consentono, nel rispetto delle differenti sensibilità, di raggiungere un numero maggiore di persone e produrre, quindi, un salto di qualità nella capacità comunicativa complessiva.
Certo, loro vanno avanti incuranti di tutto, utilizzando percorsi istituzionali che scansano qualsivoglia confronto con la volontà popolare, incuranti persino del pronunciamento sfavorevole della commissione istituita sull`argomento all`interno del consiglio comunale. Il loro obiettivo è, comunque, costruire la rappresentazione dell`inizio dei lavori, avviare la progettazione, iniziare gli sbancamenti, porre la prima pietra e, così, arrivare alle elezioni. Poi, si vedrà.
Noi, certamente, non possiamo puntare tutto sul mutamento dello scenario politico-istituzionale. Gli ondeggiamenti all`interno del centrosinistra, infatti, in questi anni, sono stati frequenti. E, d`altronde, con l`estendersi del no al ponte aumenta anche la schiera di politici e forze politiche che corrono a coprire quello spazio elettorale. E` normale che sia così. Sarebbe ingenuo pensare di spostare le forze politiche al netto di un allargamento del coinvolgimento popolare.
Si tratta, quindi, di lavorare per la migliore riuscita di tutte le iniziative. A cominciare dal corteo nazionale del 6 agosto e dalla successiva manifestazione sulla sponda calabrese. La migliore arma a nostra disposizione per impedire che inizino è coinvolgere sempre più persone in questa battaglia per la difesa del territorio.
Se, nonostante tutto, dovessero avviare i cantieri, l`auspicio è che la comunità intera dello Stretto faccia proprio l`insegnamento di Scanzano Ionico dove tutta la popolazione si rifiutò di vedere il proprio territorio trasformarsi in una discarica di scorie nucleari e se ne riappropriò.