Le autorità giudiziarie e carcerarie hanno disconosciuto tutti i diritti inerenti ai popoli indigeni, tra i quali, la cultura, tradizione e giurisdizione speciale indigena; così come garanzie giudiziarie e il diritto alla difesa riconosciuto in alcuni casi. Queste violazioni si sono tradotte in detenzioni, nella rasatura dei capelli e nel sequestro degli strumenti culturali tradizionali. Persino nel caso della detenzione delle madri capo famiglia non sono state riconosciute le loro condizioni adducendo l`argomento della “pericolosità”.
Queste accuse evidenziano la doppia morale della Polizia: da un lato attiva nei processi di criminalizzazione dei movimenti indigeni e dall`altro rimane inoperosa mantenendo nell`impunità i 230 crimini di lesa umanità commessi contro il popolo Kuankuamos negli ultimi anni, nei quali esistono prove processuali inconfutabili per le azioni e le omissioni dell`Esercito Nazionale, Battaglione di Artiglieria No. 2 La Popa, spesso connivente con la strategia paramilitare.
Sollecitiamo la società civile italiana e le forze politiche domocratiche, progressite ed ecologiste ad esigere alle autorità colombiane:
1. la libertà immediata per gli indigeni Kuankuamos ingiustamente detenuti ed il pieno riconoscimento della giurisdizione speciale indigena;
2. pieno rispetto per le garanzie processuali degli indigeni Kuankuamos detenuti, così come per i loro costumi, tradizioni e cultura;
3. una indagine effettiva, indipendente ed imparziale sugli oltre 230 crimini di lesa umanità commessi contro il popolo Kuankuamo.
Redazione A Sud