GENOVA – Emanuele Scieri, il parà di leva trovato morto tra il 13 e 14 agosto 1999 nella caserma Gamerra di Pisa, con tutta probabilità fu ucciso ma «non è stato possibile identificare i presunti responsabili». Lo scrive il gip del tribunale militare della Spezia, Enrico Lussu, al termine del decreto che dispone l`archiviazione dell`indagine condotta sulla morte del parà. L`atto è stato depositato oggi in cancelleria.
L`indagine, per la quale era stata richiesta l`archiviazione l`11 dicembre 2001 e, nuovamente, dopo l`esito del supplemento di indagine, il 10 marzo 2004, è stata ripercorsa minuziosamente dal gip in tutti i suoi aspetti. Lussu ha ripreso in esame tutti i faldoni relativi all`inchiesta originaria, partendo dal ritrovamento del corpo di Scieri sotto la torre di asciugatura dei paracadute, e passando attraverso le perizie medico legali disposte dal pm ed effettuate dal perito della famiglia, fino all`attività di pg svolta con infiltrazioni di carabinieri sotto copertura e alle segnalazioni anonime.
Gli investigatori, indagando sulla morte del parà di leva incontrarono «un muro di gomma invalicabile, reticenza e più semplicemente ritrosia – scrive Lussu – dei militari in servizio presso quel reparto» tanto che ricorsero a attività di pg sotto copertura inviando alcuni carabinieri del Tuscania in incognito alla Gamerra. L`escamotage fallì, anche in considerazione dell`alta preparazione militare dei due carabinieri che non riuscirono a farsi passare per aspiranti paracadutisti: dopo pochissimo tempo i due carabinieri vennero individuati come «persone estranee».
Nel capitolo relativo alle «segnalazioni anonime», Lussu rileva che «a nessun risultato, anche a causa della sua estrema genericità, portano gli approfondimenti relativi allo scritto anonimo pervenuto alla procura di Pisa» e a tutti quelli inviati nel periodo seguente l`omicidio.
Particolare attenzione il gip mette alla missiva anonima inviata all`avvocato della famiglia Scieri, Ettore Randazzo e sulla quale sono stati svolti i supplementi di indagine. La rilevanza del messaggio – scrive il gip – stava in quanto vi era scritto. Vi si faceva riferimento a un atto di prevaricazione e di violenza subito a opera di tre commilitoni più anziani i quali sarebbero stati anche ubriachi. Infatti, – cita il gip – una volta salito sulla scala della torre, mentre si trovava nella fase di ascesa, Emanuele avrebbe accusato stanchezza e dolenzia alle mani, per cui avrebbe manifestato l`intenzione di scendere».
A questo punto sarebbe intervenuto uno dei tre militari che, nel frattempo si era arrampicato all`interno della sala, dapprima gli avrebbe sfilato una scarpa quindi l`avrebbe colpito con gli anfibi alle mani, cagionandone la perdita di equilibrio e quindi la caduta rovinosa dalla scala.
Una dinamica che giustificherebbe le lesioni che Scieri aveva alle nocche delle mani. E` stato lo stesso Lussu a disporre il completamento dell` indagine grafologica sulla missiva e il raffronto del Dna rispetto a coloro la cui grafia non risultasse incompatibile con quella della busta. Ma le perizie non hanno dato alcun riscontro e per questo il pm ha chiesto un`ulteriore richiesta di archiviazione, che è stata accolta «per esser rimasti ignoti gli autori del fatto».