Quatti quatti, prima all’angolo della Fontana senatoria, poi all’ombra degli alberi, qualcuno col giornale sotto il braccio, una giovane madre con la carrozzina, si sono dati appuntamento quelli del No-ponte. Era stato un passaparola non per fare una manifestazione di massa, ma per una presenza nella piazza di fronte al Municipio, dove era prevista la riunione commemorativa del cinquantesimo anniversario dell’incontro di Messina, primo vagito dell’Europa. Non c’era bisogno di essere in molti, perché in pochi erano gli attori della commemorazione: l’Europa si tiene lontana dalla gente comune e, se possibile, si fa circondare solo da forze armate, come appunto è avvenuto a Messina.
Quando il piccolo corteo delle autorità si è mosso dalla Provincia al Comune, il “solito verde” è uscito dall’ombra degli alberi per avvicinarsi a Josè Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, per dirgli: “Siamo contro il Ponte”. Forse Barroso non aveva capito bene, allora: “We are against the bridge!”. E lui, sorridendo: “Against the bridge”. “Yes, remember!”.
Quando è arrivato proprio all’ingresso di Palazzo Zanca lo aspettavano uno striscione di sette metri “NO al PONTE” e Renato Accorinti, che gentilmente gli ha offerto il famoso calendario anti-ponte con le stupende fotografie di Enrico Di Giacomo. Lo Stretto per noi è un luogo sacro. Anche l’on. Frattini è stato fermato dai no-pontisti: le guardie del corpo non avrebbero voluto far avvicinare nessuno, ma lui signorilmente ha accettato lo stesso calendario ed ha scambiato alcune battute con i manifestanti.
Quando stava arrivando il ministro della guerra, il messinese Antonio Martino, il “solito” Accorinti lo ha chiamato da lontano: “Martino, Martino…”. Il ministro s’è arrestato per un attimo, il tempo di dire seccato “Ma c’annammu ‘a scola assemi?”. Poi, senza sentire ragioni, ha tirato dritto, su per giù come fa in Iraq.
Anna Giordano, Pippo Martino, Renato Accorinti, Giuseppe Uccello, “vecchie cariatidi” dell’ambientalismo e giovani leve, sono rimasti poi sotto il sole ad aspettare che i “grandi” uscissero. Non è riuscito a scavalcare il blocco civile e pacifico del No-ponte il ministro degli Esteri, Gianfranco Fini. Ancora calendario e parole di ragionevolezza e poi il “solito verde” a fermarlo con lo sportello dell’auto in mano: “Più soldi all’Università e non al ponte. Abbiamo bisogno di ricerca scientifica, non del ponte”. Fini – la figura smagrita – sorride, ascolta, finalmente si siede nell’auto di rappresentanza.
La vera rappresentanza di Messina era fuori da palazzo Zanza, e sono stati quei giovani e meno giovani che dietro al no-ponte stanno costruendo la via alternativa per la città e per lo Stretto.
Il Nuovo Soldo, 4 giugno 2005.