Lo spostamento di popolazioni dovuto al degrado dell`ecosistema e ai mutamenti climatici è un fenomeno che si ripete nella storia dell`uomo, condizionandone la vita e costringendolo alla ricerca di forme di adattamento in ambienti più ospitali. A differenza del passato, però, lo scenario che va attualmente delineandosi mostra nuovi elementi: la trasformazione dell`ambiente ad opera dell`uomo è così rapida da superare di gran lunga la sua stessa evoluzione.
In Africa nelle aree del Sahel, del Corno d`Africa e del cosiddetto corridoio arido – che passa attraverso la Namibia, il Botswana, lo Zimbabwe e il Mozambico – circa 60 milioni di persone saranno costrette a migrare, entro il 2020 verso l`Africa del nord e l`Europa. E` stato presentato ieri a Roma, per la settimana Italia-Africa, il dossier “Profughi ambientali, la nuova emergenza del millennio – un focus sull`Africa”. Si è parlato del documento nel corso di un convegno sul tema promosso in collaborazione con il Wwf.
“L`Africa subsahariana, regione più arida e vasta di quello che viene definito terzo mondo, racchiude le grandi problematiche connesse ai fenomeni esposti. Dei 36 paesi più poveri nel mondo 29 sono in questa fascia di terra con i 2/3 della popolazione che vive, sopravvive, in una situazione di assoluta povertà”, ha ricordato Maurizio Gubbiotti, responsabile del dipartimento internazionale di Legambiente. “Nella sola fascia del Sahel, che scorre lungo i confini meridionali del deserto del Sahara dalla Mauritania alla Somalia, è concentrato l`80% delle persone più esposte agli effetti della desertificazione del continente, cifra questa che rapportata all`intero pianeta `scende` al 50%. Metà della popolazione mondiale di rifugiati e sfollati si trova in Africa”.
Secondo le stime 2002 Unhcr, nel continente africano si trovano 3,6 milioni di rifugiati e almeno 13,5 milioni di sfollati.