“Il referendum per l`autodeterminazione continua a essere l`unica opzione per risolvere definitivamente e democraticamente il conflitto nel Sahara Occidentale”: lo ha detto al giornale marocchino `Le Journal Hebdo` Nohamed Daddach, attivista per i diritti umani che ha passato 25 anni nelle carceri marocchine per aver espresso opinioni favorevoli all`autodeterminazione del popolo Saharawi.
“Qualsiasi opposizione al principio dello svolgimento del referendum non condurrà ad alcun risultato” ha sottolineato Daddach, facendo riferimento alla politica del governo marocchino che, dopo aver invaso e annesso, nel 1976, il Sahara Occidentale, ha più volte respinto il tentativo dell’Onu di far svolgere la consultazione popolare.
Il popolo Saharawi, rappresentato dal Fronte popolare di liberazione del Saguiat el Hamra e del Río de Oro, detto Fronte Polisario, ha lottato con le armi dal 1976 al 1991 contro il Marocco per riappropriarsi del Sahara Occidentale; negli ultimi 14 anni i combattimenti sono stati sospesi ma, sostenuto dall`Algeria, il Fronte Polisario non ha mai cessato di reclamare la sovranità sulla regione, aspettando di poter svolgere il referendum promesso dalle Nazioni Unite.
Ancora oggi, dopo trent`anni, circa 165.000 profughi Saharawi, quasi del tutto dipendenti dagli aiuti del Pam (Programma alimentare mondiale) e del governo di Algeri vivono in campi profughi nel deserto algerino in attesa di poter tornare nelle loro case.
[LL] – WESTERN SAHARA 7/5/2005