Hanno finora ratificato o solo firmato il trattato 190 paesi. Non vi hanno mai aderito Israele, India e Pakistan, mentre la Corea del nord se ne è ritirata nel 2003. Il trattato obbliga gli stati dotati di armi nucleari a non trasferirle ad altri (articolo I) e gli stati non in possesso di armi nucleari a non riceverle o costruirle (articolo II). Impegna allo stesso tempo i paesi dotati di armi nucleari a «perseguire negoziati in buona fede su effettive misure per la cessazione della corsa agli armamenti nucleari e il disarmo nucleare, e su un Trattato che stabilisca il disarmo generale e completo sotto stretto ed effettivo controllo internazionale» (articolo VI). Quest`ultimo fondamentale articolo viene ignorato nei fatti dai paesi formalmente in possesso di armi nucleari che hanno ratificato il trattato – Stati uniti, Federazione russa (subentrata all`Urss), Gran Bretagna, Francia, Cina – e che sono allo stesso tempo membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell`Onu.
I fatti parlano meglio delle parole. Durante la guerra fredda, dal 1945 al 1991, sono state fabbricate oltre 128.000 testate nucleari: 70.000 da parte degli Stati uniti, 55.000 da parte dell`Unione sovietica. Con l`aiuto diretto e indiretto degli Usa, prima la Gran Bretagna, poi Francia, poi Israele e Sudafrica si dotano di armi nucleari. Entrano nel «club nucleare», in tempi e modi diversi, anche Cina, India e Pakistan. Si accumula così un arsenale nucleare che raggiunge i 15.000 megaton, equivalenti a oltre un milione di bombe di Hiroshima. Si crea, per la prima volta nella storia, una forza distruttiva in grado di cancellare dalla faccia della terra la specie umana e quasi ogni altra forma di vita.
Alla fine della guerra fredda nel 1991, Usa e Urss stipulano il Trattato sulla riduzione ed eliminazione di armi strategiche offensive (Start I), cui segue lo Start II stipulato nel 1993 da Stati uniti e Federazione russa. Questi trattati non conseguono però alcun sostanziale risultato, in quanto gli Stati uniti ne bloccano l`applicazione. Un terzo trattato, che i presidenti Bush e Putin firmano a Mosca nel maggio 2002, stabilisce che Stati uniti e Federazione russa dovranno ridurre le testate nucleari strategiche operative (con gittata superiore ai 5.500 km e pronte al lancio) a non più di 2.200 per parte entro il 2012. Il Trattato di Mosca (voluto da Washington) non stabilisce però alcun meccanismo di verifica, né specifica che cosa debba essere fatto delle testate nucleari tolte dalle piattaforme di lancio, lasciando ciascuna delle due parti libera di conservare il proprio arsenale nucleare e di continuare ad ammodernarlo con armi di nuovo tipo.
I due maggiori arsenali nucleari, pur numericamente ridotti, conservano così la stessa capacità di overkill che avevano durante la guerra fredda. Gli Stati uniti mantengono un arsenale nucleare che, nel 2005, era stimato dal Bulletin of Atomic Scientists in circa 4.530 testate strategiche e 780 non-strategiche (ossia a minore gittata ma che, avvicinate agli obiettivi, hanno la stessa capacità distruttiva di quelle strategiche), più circa 5.000 testate pronte a essere reinstallate sui vettori, mantenute quale «forza di riserva per la risposta». La Federazione russa mantiene un arsenale nucleare stimato in 3.800 testate strategiche e 3.400 non-strategiche, più circa 8.800 testate destinate allo smantellamento ma ritenute ancora intatte. Ai due maggiori arsenali nucleari si aggiungono quelli della Cina (circa 400 testate), della Francia (circa 350), di Israele (200-400 secondo le stime), della Gran Bretagna (circa 200), del Pakistan (24-48), dell`India (30-35). Alcune armi nucleari, probabilmente, sono in possesso anche della Corea del nord.
L`arsenale nucleare complessivo appartenente a questi paesi (il Sudafrica è l`unico ad aver rinunciato alle armi nucleari nel 1993) è stimato nel 2005 in circa 30.000 testate, di cui quasi 20.000 operative. Pur essendo circa la metà di quello degli anni Ottanta, esso conserva la capacità di cancellare dalla faccia della Terra la specie umana e quasi ogni altra forma di vita. Nella sostanza, quindi, la differenza numerica non fa differenza.
Lo stesso vale per l`Europa. Nonostante la fine della guerra fredda, gli Stati uniti vi mantengono 480 bombe nucleari, un arsenale maggiore di quello cinese, dislocate in Germania, Gran Bretagna, Italia, Turchia, Belgio e Olanda. In Italia vi sono almeno 90 bombe nucleari pronte all`uso in due basi, Aviano e Ghedi Torre: la prima è dela Nato ma la seconda è dell`aeronautica italiana.
Lo spiegamento delle armi nucleari statunitensi in Europa è regolato da una serie di accordi segreti, che i governi europei non hanno mai sottosto ai rispettivi parlamenti. Quello che regola lo schieramento delle armi nucleari Usa in Italia è lo «Stone Ax». Esso non solo dà agli Usa la possibilità di schierare armi nucleari sul territorio italiano, ma stabilisce il principio della «doppia chiave», ossia prevede che parte di queste armi possa essere usata dalle forze armate italiane una volta che gli Usa ne abbiano deciso l`impiego. In tal modo anche l`Italia viola il Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari.