Dal campo di calcio agli svaghi estivi, paga la Raffineria. Intanto ancora sversamenti in mare

«Così saremo meno antipatici». Gela, l`Eni regala un campo di calcio

Andrea Turco
  Inaugurato il campo di calcio “Enrico Mattei”, nel quartiere Macchitella, alla presenza dei vertici della Raffineria e dei politici locali. Un gioiellino da 400mila euro: restyling pagato dalla Raffineria, con l`impianto che rimane proprietà comunale. Ci giocheranno i giovani della squadre calcistiche gelesi. “Così saremo meno antipatici” dice l`amministratore delegato Bernardo Casa. Intanto 5 consiglieri comunali denunciano: i soldi dell`Eni usati per “spese connesse all`estate gelese e ad altre iniziative amene”.
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Cui prodest? è da sempre una domanda cardine del giornalismo, quasi banale nella sua riproposizione. Cosa ci guadagna la Raffineria, chiediamo all’amministratore delegato Bernardo Casa, nel regalare al Comune di Gela un campo di calcio? “La correggo, il regalo è alla cittadinanza – sorride il dirigente Eni. Diciamo che così saremo meno antipatici”. Proviamo a riassumere il pensiero sottinteso: “Di sicuro ci guadagnate nell’immagine offerta e percepita, e poi anche nei rapporti con le istituzioni, dico bene?”. Il dr. Casa sorride nuovamente, gentile e deciso allo stesso tempo. “Siete voi giornalisti – conclude – a cercare le convenienze in ogni cosa”. Poi ci saluta convenendo con noi che il campo di calcio offerto alla città, il cui restyling è costato 400mila euro, comunque “non è un dono disinteressato”.

L’impianto sportivo è stato inaugurato il 18 settembre, alla presenza dei vertici Eni, delle istituzioni locali e dei maggiori dirigenti sportivi. Il vecchio campetto semiabbandonato del quartiere Macchitella è diventato adesso un gioiellino, con tanto di erba sintetica, nuovi spogliatoi e le pareti giallorosse, omaggio ai colori simbolo gelesi. Mancano però i posti a sedere, il pubblico dovrà arrangiarsi. Il campetto sarà destinato al settore giovanile delle squadre calcistiche gelesi e prende la denominazione “Enrico Mattei”, in memoria dell’ingegnere che più di 50 anni fa puntò su impianto industriale in un territorio fino a quel momento agricolo.

La cerimonia è stata preceduta dall’immancabile benedizione, ad opera del prete di  quartiere don Giuseppe Fausciana. Noto in città per il suo impegno coi giovani, tanto da aver fondato l’Accademia di Arti Sceniche, Fausciana ha dato suggerimenti politici auspicando che “si moltiplichino episodi del genere”.

Neanche un accenno, neppure da parte dei numerosi giornalisti presenti, allo sversamento di idrocarburi che la settimana scorsa è avvenuto nel tratto della linea P2 lungo il pontile della Raffineria. Un’ampia chiazza ha inondato il mare, secondo quanto dichiarato dalla Guardia Costiera. “Incidenti che si ripetono con una frequenza sempre maggiore – hanno denunciato Vanessa Ferreri portavoce 5 stelle Ars  e Aurora Guccione consigliere m5s Acate – basti pensare che questo è il secondo nell’arco di 6 mesi”.

Forse era questo l’implicito do ut des? O meglio: io do affinchè tu non dica? Infatti sulla fuoriuscita di petrolio, dopo la segnalazione del presidente di Legambiente Gela Pietro Lorefice, la Procura ha sottoposto a sequestro la condotta responsabile della perdita e ha avviato un’indagine. Mentre l’assessore regionale all’Ambiente e al Territorio Mariella Lo Bello ha promesso di convocare a breve una “riunione con i dirigenti dell’Eni per chiedere spiegazioni su quanto purtroppo accaduto a Gela e soprattutto su quali investimenti intende promuovere l’Eni per risolvere in maniera definitiva il problema degli sversamenti di petroli a mare”.

Assordante invece il silenzio dei politici locali, che coi dirigenti della Raffineria hanno preferito giocare a pallone in un triangolare che li ha visti protagonisti insieme ad una selezione di vecchie glorie del calcio gelese. Nella stessa giornata, 5 consiglieri comunali denunciano che i soldi dell’Eni sono stati utilizzati dalla giunta per “spese connesse all’estate gelese ed altre iniziative amene”. Lo si legge in un documento fatto circolare alla stampa. Dei 5 consiglieri in questione 4 fanno parte dell’attuale maggioranza PD – Mpa, e 2 sono addirittura colleghi di partito del sindaco Angelo Fasulo.

Nel periodo attuale di vacche magre, alle istituzioni locali i soldi dell’Eni fanno molto comodo. Ogni anno la Raffineria versa al Comune le cosiddette royalties petrolifere, ovvero un’aliquota che le compagnie energetiche devono pagare allo Stato sul quantitativo estratto di petrolio come sorta di compensazione per lo sfruttamento del territorio.

Sulla base di una direttiva europea del 1994, recepita con legge nazionale nel 1996 e in Sicilia nel 1999, la Regione Siciliana applica un’aliquota del 7% ai giacimenti in terraferma diventata poi del 10% nel 2010. Il M5S con un emendamento nella Finanziaria dell’anno scorso aveva ulteriormente raddoppiato la quota al 20%, ma il Commissario dello Stato a maggio aveva bocciato la norma perché generica (non quantificava il maggior gettito) e a dubbia efficacia retroattiva.

I consiglieri gelesi calcolano il gettito di quest’anno in 9 milioni di euro, che “per legge dovrebbero essere destinate ad attività lavorative ma spesso sono vincolati per esigenze di bilancio”. Inoltre “vengono erogati dalla sola Raffineria di Gela contributi straordinari per circa 400.000 euro il cui utilizzo viene destinato dall`amministrazione comunale per lo più per spese connesse all’estate gelese ed ad altre iniziative amene”.

Il problema non è il dibattito su quanto redditizi o apprezzati siano gli spettacoli offerti o su quanti posti di lavoro creano, come sostenuto dall’assessore Giuseppe Ventura. Quel che manca è una prospettiva politica che provi a superare la dipendenza o quantomeno la sudditanza della società gelese dalla Raffineria. Come se le elargizioni dell’Eni servissero davvero a ripagare i disastri ambientali, il soffocamento economico, i disagi sociali.

Lo si nota anche nelle richieste dei consiglieri comunali, che dopo le segnalazioni passano alla richieste. Auspicano “a breve un incontro” col sindaco “per far sì che si instauri un nuovo rapporto con le imprese insistenti sul territori”. E poi fantasticano un diverso utilizzo dei fondi marchiati dal cane a sei zampe: “la piscina, la pista ciclabile, il lungomare, le scuole perfettamente efficienti, ecc..”. A Gela i sogni costano caro. Ma niente paura, sgancia la Raffineria.

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